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(memorie di una buona a nulla)




lunedì 21 aprile 2008

il libero fiorire di un prato selvatico

Ti dicevo:
"ora mi tuffo in mare che voglio cogliere un fiore"


Capire il mondo dei poeti
è scendere negli abissi
e lì iniziare a correre come fosse la più estesa delle praterie.

Il poeta sempre vero
non ti svelerà mai il suo più alto segreto,
anche se tu lo condannerai
all'infamia della bugia,

E' già morto troppe volte
perché tu l'uccida.

Sembra che si perda nel mare mentre si lancia
e dove tu increspi le onde,
farà riemergere dal più nero degli abissi,
il libero fiorire di un prato selvatico



Beatrice Niccolai

mercoledì 16 aprile 2008

un peccato vestito di bianco

C'è stato un giorno,
- di quelli che non sfuggono al calendario della vita -
in cui ho afferrato un suono
- era per strada forse -
uno di quei suoni antichi come la dolcezza.

Mi sono afferrata per le labbra
una parola
- di quelle faticose da trascinare su per le salite -
e l'ho chiamata Speranza.

Ancora oggi,
quando mi porto a pascolare la vita,
è lei il mio cane.
Abbaia alla luna anche di giorno.

Dietro la collina
nasce ancora oggi
dal nero del mio manto

un peccato vestito di bianco.


Beatrice Niccolai



martedì 1 aprile 2008

nel volo selvatico delle anatre


Certe sere
vesto tutta la nudità dei miei anni.

Sono la verità
di un albero spoglio
e una promessa che porto con me
da prima che iniziasse
l'eterno.

Certe sere
sento tutto il male del vivere,
come una fatica
che non riesco a sopportare,
come un'antica promessa
da mantenere.

.
Nel volo selvatico delle anatre
s'alza come distratto dal rumore nel canneto
un altro giorno.



Beatrice Niccolai




venerdì 28 marzo 2008

antiche distanze

Rimango non distante
dall'ultimo sguardo,
quello che ha mille specchi rotti
sotto lo scrìcchiolare dei giorni.

Una parola richama l'eco
per appellarsi ancora
ad antiche distanze.

Dentro la quiete
disegna cerchi
la pelle liscia d'un sasso.


Beatrice Niccolai

lunedì 17 marzo 2008

altre solitudini

Siamo già altre solitudini
quelle che ingannano il tempo,
contando gli attimi di pioggia
riflessi sulla strada.

Arriverà anche per noi,
il suono a festa di una campana,
arriveranno i bambini con una buona notizia.

Racconteranno
di un albero del pane per chi ha fame;
diranno di condanne
per chi calpesta le ombre e il loro sole.

Giocheranno per le strade
di nuovo a richiamare vita,
con la voglia di un aquilone.

Noi siamo già altre solitudini,
quelle che si incontrano per strada,
si bagnano la vita nella pioggia
e incorciano la brevità di uno sguardo

in una pozza.


martedì 5 febbraio 2008

terra di confine

Siamo come per gli oleandri,
la terra di confine.

Quanta fatica si annidia nel divenire
senza mai percepire
la linea sottile che divide il prima e il dopo
dal tempo che si forma
come in un utero,
nella stanza.

E' la fatica del chiarore dell'alba
dopo lunghe notti senza stelle
e un pensiero si fa clandestino
come l'urlo di un'apologia d'appartenenza.

Ha tende brevi come la vita,
la mia stanza.



Beatrice Niccolai
terra di confine

domenica 3 febbraio 2008

esisto

Esisto.

Me lo ricorda ogni giorno
la Tua assenza.

Quella in cui
abbracciata a me,
io ti cerco.

Con una nota incisa
sul pentagramma del silenzio
cigola l'altalena fra due siepi.

Alloro.

Nella narice della sventura,
l'essere di tutto quel che sono,
un mezzo tono sopra la vita,
un mezzo tono sotto la tua vicinanza,

Nulla che ricordi o presagisca
l'apologia di un incontro
o l'infedeltà del sogno

Nebbia

Come un'alba d'inverno
che aspetta solo di divenire.




Beatrice Niccolai
'esisto'